Un’apertura sorprendente alla Mostra del Cinema di Venezia
Presentato oggi, 27 agosto 2025, nella sezione Orizzonti della 82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Mother ha immediatamente catturato l’attenzione di pubblico e critica. Diretto dalla regista macedone Teona Strugar Mitevska, il film vede Noomi Rapace nei panni di una Madre Teresa come non l’abbiamo mai vista: umana, complessa, determinata. Un’opera che si allontana dai toni agiografici per raccontare sette giorni cruciali nella vita della religiosa, a Calcutta, nel 1948.
Una Teresa diversa da quella che conosciamo
Nel film, ci troviamo accanto a Teresa mentre attende l’approvazione del Vaticano per fondare le Missionarie della Carità. È un momento di sospensione, ma anche di grande tensione: la giovane suora Sorella Agnieszka, sua allieva e confidente, le confessa di essere incinta. Questo evento innesca una crisi interiore in Teresa, che deve scegliere se seguire le regole o la sua visione.
La regia di Mitevska ci guida in questo viaggio interiore con uno stile visivo denso e simbolico, che alterna realismo e tensione quasi da thriller psicologico. Mother non è un semplice biopic: è un’analisi profonda della coscienza, della fede e del potere.

Foto: Massimo Marcelli
La metamorfosi di Noomi Rapace
Noomi Rapace è straordinaria nel dare corpo e anima a questa Madre Teresa alternativa. La sua interpretazione è intensa, fisica, quasi animalesca: uno sguardo pieno di fervore, di determinazione, ma anche di dubbi. In conferenza stampa, l’attrice ha parlato di un’identificazione personale con il personaggio: entrambe hanno lasciato la famiglia da giovani, entrambe hanno dovuto affrontare conflitti morali e interiori.
Rapace ha definito il film “una versione punk-rock di Madre Teresa”, ed è proprio questa combinazione di sacro e ribelle a rendere Mother così potente.
Un progetto cercato per 25 anni
Teona Strugar Mitevska ha lavorato a questa storia per oltre due decenni. L’idea nasce da un desiderio profondo di raccontare non la santa, ma la donna che si nasconde dietro l’icona. Per costruire il personaggio, la regista ha intervistato diverse suore ancora viventi che conobbero Teresa negli anni ‘40 e ‘50. Il risultato è un ritratto inedito, a tratti iconoclasta, che mostra quanto la figura della religiosa fosse anche politica, strategica, perfino rivoluzionaria.
Per Mitevska, Teresa oggi sarebbe a Gaza o in Ucraina, non chiusa in convento. Il film vuole rispondere alla domanda: cosa significa davvero essere “madre”? E fino a che punto è possibile amare in modo incondizionato?
Non solo fede: un viaggio nella mente e nell’ambizione
Mother si allontana dai classici film biografici. È quasi un anti-biopic, dove la narrazione segue il flusso dei pensieri della protagonista, tra sogni, flashback e incubi. L’India non è solo un’ambientazione, ma uno specchio che riflette il caos interiore di Teresa. Ogni decisione ha un peso etico, politico, spirituale.
La tensione cresce minuto dopo minuto, e la linea tra giusto e sbagliato si fa sempre più sottile. Una dimensione quasi spirituale, ma attraversata da ombre e desideri.
Un’opera internazionale per una donna universale
Mother è una produzione corale: Macedonia del Nord, Belgio, Svezia, Danimarca, Bosnia ed Erzegovina e India hanno collaborato per portare questa storia sullo schermo. Il cast, oltre a Rapace, include Sylvia Hoeks e Nikola Ristanovski, in un impianto cinematografico sobrio ma potente, dalla durata di 104 minuti.
Il film è stato accolto con applausi alla proiezione stampa di oggi al Lido, confermando l’interesse per un’opera che si posiziona fuori dagli schemi, capace di scuotere lo spettatore con domande scomode e necessarie.
Conclusione: una Madre Teresa che non dimenticheremo facilmente
Mother è un film che lascia il segno. Non tanto per la provocazione, ma per il coraggio con cui affronta la complessità di una figura leggendaria, senza edulcorarla. Mitevska e Rapace ci mostrano una donna che sbaglia, che lotta, che sogna e che – proprio per questo – riesce a compiere qualcosa di straordinario.
Una pellicola che entra di diritto tra i titoli più interessanti e discussi di questa edizione di Venezia.

Foto: Massimo Marcelli