Uscito nel febbraio del 1976, Taxi Driver è riconosciuto come uno dei grandi capolavori cinematografici di Martin Scorsese.

Frutto del fortunato sodalizio tra il regista e Robert De Niro, la pellicola sceneggiata da Paul Schrader viene premiata con la prestigiosa Palma d’oro al festival di Cannes nello stesso 1976. 

Oggi, 8 ottobre, il regista ne ha parlato alla masterclass che si è tenuta al Cinema Massimo di Torino e ci ha deliziato con alcune chicche.

Dopo una clip di Taxi Driver la relatrice ha fatto una domanda a Scorsese…

Qual è il punto di partenza che le permette di stabilire quale sarà lo stile di un film? In Taxi Driver tutte le inquadrature sono sconcertanti e si viene a creare un tessuto emotivo molto forte

Scorsese risponde: ”Almeno per me, credo che sia il personaggio. Era difficile scrivere quel film, tutto basato su Travis (Robert De Niro). È il linguaggio che deriva dalla sceneggiatura di Taxi Driver. Abbiamo, insieme a De Niro, sviluppato la sceneggiatura con Paul Schrader come se fossimo un’unica mente; tutti erano contro di noi, era un film che non volevano venisse fatto e io ho pensato: ok lo facciamo questo film, e poi in qualche modo faremo altri film spettacolari a Hollywood“.

Scorsese: le sensazioni, l’energia

Il Maestro continua a raccontare ( sempre riferendosi a Taxi Driver) : “Ma questo dobbiamo farlo, si tratta di un outcaster, parla di qualcuno che è alienato e poi io sentivo queste sensazioni, anche Bob provava le stesse sensazioni mie e di Paul. È stato un lavoro duro, un qualcosa che non siamo mai riusciti a esprimere in linguaggio, in parole, almeno per quanto mi riguardava, è semplicemente stata tutta l’energia, la passione che ha costruito ogni immagine e anche tutti i suoi movimenti, la sua sensazione, c’è questo disorientamento di essere al di fuori, di non comunicare con nessuno e quindi tutte le scene e le inquadrature dovevano essere essere viste attraverso i suoi occhi”.

La solitudine di Travis

“A volte ho sentito che la solitudine che provava era così triste, così profonda da non essere in grado di osservarlo. Mi ricordo una scena quella dove lui è al telefono e chiama il personaggio rappresentato da Cybill Shepherd, sta cercando di parlare con lei al telefono ma lei rifiuta la chiamata più volte. È la prima inquadratura a cui ho pensato, quella mentre sta al telefono e una carrellata si allontana verso il corridoio vuoto e uno pensa “sta per succedere qualcosa, ma non c’è niente nel corridoio”; il mio primo istinto è che doveva essere troppo doloroso da osservare questo momento, tanto vale passare, poi lui arriva nel corridoio e se ne va. Questo è quello che ha aperto il film per me“.

Scorsese: i disegni

“Anche quando non parla con qualcuno, c’è lo stop su di lui, è semplicemente un diletto. Lui è solo, non c’è questa ripresa dietro le mie spalle per sottolineare la sua solitudine, è tutto un primo piano, così quando vedete tutte le immagini del taxi, io ho i disegni, perchè non volevo correre il rischio di essere di nuovo licenziato, mi hanno licenziato altre volte, volevo avere già pronti tutti quei disegni, dobbiamo fare venti set oggi e così via. Ho lavorato con Michael Chapman alla fotografia e a lui sono piaciuti questi disegni, avevo anche il mio assistente che riprendeva le inquadrature utilizzando uno specchietto lateralmente tutto è stato progettato perchè ogni inquadratura era importante“.

L’improvvisazione

“Tutto questo ha portato a momenti di improvvisazione. Io sapevo quello che volevo girare ma quando ad esempio De Niro alla fine fa quella scena davanti allo specchio che dice “Ma dici a me? Dici a me?” quella scena girata in un edificio che doveva essere abbatuto, era l’ultima settimana delle riprese, ero in ritardo di cinque giorni, stavano per ammazzarci perché eravamo fortemente in ritardo e io lottavo per finire le inquadrature che volevo. Abbiamo questa scena davanti allo specchio, devi dire qualcosa, “E cosa dico?” non lo so, quindi abbiamo chiamato Paul Schrader.

L’altezza

“Lui gli ha detto qualcosa e io ho solo detto” ricordati che dovrai veramente fidarti di Michael Chapman perché non c’è un playback, non puoi vedere nulla”… anche perchè il problema è che io sono basso, e molte volte la troupe riempie la stanza che è piccola e io non vedo niente. Addirittura dovevo salire su una scala per vedere e quindi sei con l’attore, vicino all’attore, diventandolo in quel momento e senti tutto, fa paura, ma tutto questo crea davvero momenti di beatitudine trascendentale e in un certo senso è quello che è successo, io mi sono seduto per terra, lo osservavo“.

Lo specchio

“Lì era lo specchio e lui continuava a fare i suoi movimenti con le mani, continua a guardarsi cominciando a dire “Ma dici a me? Dici a me?” proprio come ha fatto Joe Pesci quando ha detto “Pensi che sia divertente? E cosa c’è di divertente?”, ad un certo punto lui comincia a ripetere perché è entrato nella sua testa e con la sua pistola in mano dice “ma mi dici a me?” e io, “non c’è nessun altro nella stanza, sì sei l’unico nella stanza”. Dissi: “stai parlando a te stesso, ma stai per ucciderti con quella pistola, è quello che succederà“.

“Mi sono seduto per terra dicendo di ripetere la scena, l’assistente alla regia continuava a battere alla porta dicendo che dovevamo andarcene perchè avevamo finito, perché gli studios volevano ammazzarci perché eravamo in ritardo e io “dammi due minuti, due minuti ancora e ti dò un bacio, andiamo andiamo ripetiamo“.

“Questo dopo 8 settimane di riprese ma eravamo a nostro agio ormai, sapevamo che lui era il personaggio. Soprattutto Bob De Niro non è mai stato un attore che diventa personaggio perché continua ad esserlo, anche se a volte andavo da lui e gli dicevo “Guarda che sei Travis, occhio‘ e allora, a quel punto, lui si muoveva in un altro modo, era capace addirittura di guardare se stesso, quando guardava i giornalieri, lui mi chiese di guardarli (a me non piaceva farlo). Stesso rapporto che adesso ho con Leonardo DiCaprio è una questione di fiducia tra di noi“.

Scorsese: la fiducia

“A volte gli attori dicono, quando vedono l’insieme delle riprese, che vogliono cambiare questo o quello, io rispondo che dobbiamo deciderlo assieme. Quello che Bob faceva era guardare i giornalieri. Diceva:” Quello che sto facendo è esattamente quello che tu mi hai chiesto”. “Era fiducia nei miei confronti, per questo la nostra collaborazione è andata avanti per molti anni“.