Tra i volti più magnetici e sfuggenti del cinema contemporaneo, Oscar Isaac torna sotto i riflettori della Mostra del Cinema di Venezia. Lo fa con la consueta intensità, questa volta nei panni di Victor Frankenstein, protagonista del nuovo film diretto da Guillermo del Toro. Ma il suo arrivo al Lido non è solo una nuova tappa promozionale: è il momento perfetto per ripercorrere il cammino di un attore che ha saputo reinventarsi costantemente, senza mai perdere autenticità.

Un talento multiforme tra palco e schermo

Nato in Guatemala nel 1979 e cresciuto a Miami, Óscar Isaac Hernández Estrada ha attraversato culture e continenti prima ancora di iniziare a recitare. Diplomato alla prestigiosa Juilliard School, Isaac si è costruito un’identità artistica solida e stratificata, che lo ha portato a muoversi con disinvoltura tra Shakespeare, film indipendenti, cinecomic e grandi drammi d’autore.

Star Wars

Il suo primo grande ruolo arriva nel 2013 con Inside Llewyn Davis dei fratelli Coen: un musicista folk malinconico e testardo, che incarna in pieno il fascino ombroso di Isaac. Da lì, è un crescendo continuo: A Most Violent Year, Ex Machina, Show Me a Hero (per cui vince un Golden Globe), fino alla galassia Star Wars nei panni del pilota Poe Dameron, in un raro esempio di blockbuster che non banalizza il suo carisma.

Ex Machina

Isaac non interpreta mai “personaggi standard”: i suoi ruoli sembrano sempre cercare una verità profonda, a volte disturbante, spesso in equilibrio tra fragilità e potere. Un esempio lampante è il tormentato marito di Scenes from a Marriage, remake HBO dell’originale bergmaniano, dove duetta con Jessica Chastain in un confronto emozionale devastante.

Una maschera per ogni anima

Oscar Isaac è spesso definito “camaleontico”, ma non nel senso più superficiale del termine. Non cambia solo volto — cambia pelle, tono, ritmo, presenza scenica. Che si tratti del miliardario inquietante in Ex Machina o del cavaliere lunare disturbato di Moon Knight per Marvel, ogni sua interpretazione è un microcosmo in cui l’ambiguità è forza e non debolezza.

Moon Knight

Più che trasformarsi, Isaac sfuma, si dissolve nei suoi personaggi, rendendo quasi impossibile tracciare un confine netto tra l’attore e il ruolo. È forse questo il segreto del suo fascino: ci obbliga a guardare da vicino, senza filtri, chi c’è davvero dietro gli occhi profondi che porta sullo schermo.

Venezia 82: il ritorno del Dottor Frankenstein

Ora, con Frankenstein di Guillermo del Toro, Isaac si confronta con uno dei ruoli più iconici della letteratura gotica. Un personaggio che, nelle sue mani, promette di essere meno scienziato pazzo e più creatura tragica, ossessionata dalla colpa, dal desiderio di onnipotenza e dalla perdita. Sarà un Frankenstein “umano, imperfetto e disperato”, come anticipa lo stesso del Toro.

Il film, in concorso alla 82ª Mostra del Cinema di Venezia, sarà presentato in anteprima il 30 agosto. E mentre l’attesa cresce, una cosa è certa: Oscar Isaac, con la sua consueta eleganza inquieta, ha già vinto il suo posto tra i grandi interpreti del nostro tempo.

Dune