Il film, tratto dal romanzo di Nick Tosches, debutta fuori concorso. Con Oscar Isaac, Gal Gadot, Gerard Butler e un super cast, Schnabel riceve anche il Premio Cartier alla carriera.

“Una commedia tragica e folle come la vita”. Così Julian Schnabel definisce In the Hand of Dante, presentato fuori concorso alla 82ª Mostra del Cinema di Venezia, dove il regista e artista riceve anche il Premio Cartier – Glory to the Filmmaker Award.

Da quale romanzo è stato tratto “In the Hand of Dante”

Il film è l’adattamento visionario del romanzo La mano di Dante di Nick Tosches, scomparso nel 2019. Un progetto nato ben quindici anni fa con l’iniziativa di Johnny Depp, che ha poi abbandonato la regia. Al centro della storia, una copia manoscritta della Divina Commedia scoperta ai giorni nostri, attorno alla quale si intrecciano due piani narrativi: da un lato, la vita del poeta Dante Alighieri tra sogni e amori; dall’altro, lo stesso Tosches che indaga sul misterioso documento.

Oscar Isaac è Dante e Tosches. Un cast colossale

Protagonista del film è Oscar Isaac, che interpreta sia Dante sia Tosches. Accanto a lui un cast internazionale d’eccezione: Gal Gadot, Gerard Butler, Al Pacino, John Malkovich, Jason Momoa, Martin Scorsese, Franco Nero, Sabrina Impacciatore, Benjamin Clementine (anche autore delle musiche), Guido Caprino, Claudia Santamaria e molti altri.

Isaac ha raccontato come il film fosse per lui “un sogno impossibile”:
«Quando ho letto il romanzo non avevo idea di come potesse diventare un film. Ma Schnabel è un visionario, mi ha dato fiducia e libertà».

Le polemiche sul cast e la risposta di Schnabel

Durante il Festival, il collettivo Venice4Palestine ha chiesto alla Biennale di revocare l’invito a Gal Gadot e Gerard Butler, accusandoli di supportare pubblicamente il “genocidio”. Nessuno dei due attori ha partecipato al Lido, e la Biennale ha respinto la richiesta. Schnabel ha preso posizione:
«Non c’è ragione per boicottare gli artisti. Li ho scelti per il loro talento e hanno fatto un lavoro straordinario. Parliamo del film, non delle polemiche».

Schnabel: “L’arte ci mette sempre nel presente”

Il film, come il libro, non è una “dissertazione” sulla Commedia, ma un’opera contemporanea. Schnabel spiega:
«Gli italiani la leggono a scuola, ma rileggerla più avanti è un’esperienza molto più ricca. Come Caravaggio ti porta in un eterno presente, così fa l’arte: permette di trascendere la morte».

Commovente anche il ricordo personale di Lou Reed:
«L’ho tenuto fra le braccia mentre moriva, gli ho detto: “Stai diventando tu il poema”. Credo sia stato importante per lui sentirlo».

Schnabel rivendica un cinema libero, basato sul talento:
«Non esiste un’arte pessimista, anche i personaggi tragici vivono in opere ottimiste. La vita contiene la morte, ma la rappresentazione della vita no. L’unico discrimine è tra talento e mediocrità».

E sulla presenza di Martin Scorsese nel ruolo del saggio Isaia, conclude:
«Marty mi ha sempre sostenuto. Il suo personaggio dice: ‘Puoi mentire e andare all’inferno, o dire la verità ed essere crocifisso’. È qualcosa che lui ha vissuto davvero».