Alla vigilia della 82ª Mostra Internazionale del Cinema di Venezia (26 agosto – 6 settembre 2025), si è acceso un acceso dibattito politico attorno alla presenza dei due attori internazionali Gal Gadot e Gerard Butler, protagonisti del film In the Hand of Dante di Julian Schnabel, presentato fuori concorso alla kermesse.

Per quale motivo Gal Gadot e Gerard Butler non saranno presenti a Venezia 82?

Il collettivo Venice4Palestine (V4P), composto da oltre 1.500 addetti ai lavori del cinema, ha chiesto formalmente alla Biennale di ritirare l’invito ai due attori, accusati di sostenere pubblicamente le azioni militari israeliane contro la popolazione di Gaza. In particolare:

  • Gadot è stata criticata per il suo passato servizio nelle Forze di Difesa israeliane;
  • Butler è stato oggetto di polemiche per la sua partecipazione a un gala di raccolta fondi in favore dell’esercito israeliano nel 2018.

Secondo gli ultimi sviluppi:

  • Gal Gadot ha ufficialmente dato forfait alla Mostra: il suo coinvolgimento non era mai confermato e la decisione è resa nota il 25 agosto.
  • Gerard Butler, pur non avendo una conferma formale di partecipazione, sembra anch’egli non parteciperà alla manifestazione

La risposta della Biennale

La risposta ufficiale della Biennale è rimasta generica: si è richiamata la tradizione del Festival come spazio aperto al confronto, senza però menzionare esplicitamente la Palestina, lo Stato di Israele o il conflitto in corso-

Nel frattempo, le sezioni parallele della Mostra — come Giornate degli Autori e Settimana della Critica — hanno mostrato apertura verso la riflessione, proponendo l’inclusione di artisti palestinesi per dare visibilità al conflitto. Inoltre, V4P ha promosso per il 30 agosto al Lido la manifestazione “Stop al genocidio – Palestina libera.

Quando lo spettacolo incontra (troppo) la politica

Il caso di Gal Gadot e Gerard Butler alla Mostra del Cinema di Venezia 82 riaccende una questione mai davvero risolta: deve il mondo dello spettacolo farsi carico di posizioni politiche, o restare un terreno neutro di espressione artistica?

Da un lato, arte e cinema sono strumenti potenti per raccontare le tensioni del mondo reale. Attori, registi e musicisti hanno spesso usato la propria visibilità per sostenere cause sociali, dai diritti civili alla pace nel mondo.

Dall’altro, però, emerge una riflessione critica: quando l’impegno diventa selettivo o strumentale, rischia di alimentare polarizzazioni, anziché favorire un dibattito aperto. La pressione per escludere artisti in base alle loro opinioni politiche o provenienze può scivolare in una forma di “tribunale mediatico”, dove il dialogo lascia spazio alla condanna preventiva.

In questo senso, il caso Venezia 82 diventa un simbolo più ampio: la cultura può e deve parlare del mondo, ma non sempre ogni festival, film o attore deve essere costretto a una posizione politica esplicita. A volte, lasciare spazio alla complessità può essere più produttivo che pretendere schieramenti netti.