Con Elisa, in concorso ufficiale alla 82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Leonardo Di Costanzo firma il suo film più duro e intimo. Un dramma psicologico ad alta densità emotiva, ispirato a reali casi di cronaca e al lavoro di importanti criminologi, che mette al centro una donna colpevole e smarrita, intrappolata nel silenzio del proprio passato.
Venezia 82: chi è Elisa?
Interpretata da una intensa Barbara Ronchi, Elisa è una figura enigmatica, chiusa nel carcere e nei propri ricordi frammentati, che il regista osserva con rigore etico e sensibilità narrativa. Dopo il successo di Ariaferma, Di Costanzo torna a indagare il confine sottile tra colpa, giustizia e possibilità di redenzione, consegnando al pubblico un’opera profonda e destabilizzante, pronta a lasciare il segno a Venezia 82.
Trama
Elisa ha 35 anni ed è in carcere da dieci, condannata per aver ucciso, senza apparenti motivi, la sorella maggiore e averne bruciato il cadavere. Afferma di ricordare poco o nulla del delitto, come se avesse alzato un velo di silenzio tra sè e il passato. Ma quando sceglie di incontrare il criminologo Alaoui e partecipare alle sue ricerche, attraverso un dialogo teso e inesorabile, i ricordi cominciano a riaffiorare. Nel dolore di affrontare fino in fondo la propria colpa, Elisa intravede — forse — il primo passo verso una possibile redenzione.
Leonardo Di Costanzo
“Partecipare in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia con Elisa – dichiara Di Costanzo – è per me un onore e una responsabilità. Questo film nasce da una riflessione iniziata con Ariaferma e proseguita in direzione più intima e spiazzante: raccontare non il crimine in sé, ma il percorso interiore di chi lo ha compiuto. In Elisa ho cercato di restituire la complessità di una figura capace di dolore, freddezza, manipolazione e in fondo anche di una umanissima richiesta di ascolto. Mi auguro che il film sappia porre domande, più che offrire risposte, e che possa generare nel pubblico quello stesso spaesamento etico e affettivo che ha guidato il mio sguardo durante la scrittura e la regia. Ringrazio la Mostra per aver accolto questo lavoro così delicato e per avergli dato l’opportunità di essere condiviso in uno spazio così autorevole“.
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