Intervista a Giampiero Leo, vicepresidente del Comitato per i Diritti Umani e Civili della Regione Piemonte
In un’epoca segnata da conflitti, discriminazioni e disinformazione, il lavoro del Comitato per i Diritti Umani e Civili della Regione Piemonte si distingue per l’approccio trasversale, concreto e senza ideologie. Ne abbiamo parlato con Giampiero Leo, vicepresidente del Comitato, che ci ha raccontato la missione e le battaglie portate avanti da questo importante organismo.
Dottor Leo, quali sono le finalità del Comitato?
Il nostro scopo è far sì che i diritti universali dell’essere umano, così come definiti dalle Nazioni Unite, abbiano applicazione in tutto il mondo. L’obiettivo fondante del nostro Comitato è quello di agire a livello globale, partendo ovviamente dall’Italia, dove abbiamo molte più possibilità di azione e forza di incidere. Nella consapevolezza delle difficoltà che questo obiettivo comporta, il Comitato ha voluto ampliare al massimo la rete di alleanze e collaborazioni.
Questo avviene sia in senso verticale, con una grande disponibilità a interagire col Governo, il Parlamento, l’Unione
Europea e le Nazioni Unite, sia con una forma di sussidiarietà orizzontale, recependo e sostenendo anche proposte provenienti da altre realtà culturali, politiche, religiose, sociali e umanitarie.

Foto: Agata Orlandi. Nella foto-Giampiero Leo, Pierluigi Orlandi, Convertini Giovanni
Di quali problemi vi siete finora prevalentemente occupati, e con quali risultati?
Un primo problema è stato quello relativo alle persecuzioni contro le minoranze religiose. Per “minoranze religiose” si intendono anche comunità appartenenti a religioni come quella cattolica. In Italia non c’è persecuzione verso la religione cattolica. Tuttavia, in molte parti del mondo, ad esempio in Nigeria, i cristiani vengono rapiti, massacrati. Quindi siamo partiti
da un principio di uguale considerazione per tutte le minoranze religiose, qualsiasi esse siano, dovunque vengano discriminate.
Per approfondire il tema, abbiamo organizzato un convegno mondiale unico nel suo genere, con un titolo forte: Islam contro Islamismo, per evitare che ogni islamico fosse identificato come islamista; così come non tutti i cattolici, a suo tempo, erano da identificare con quelli che perseguitavano i Valdesi. L’evento si è tenuto a Torino presso il SERMIG, un luogo emblematico, e ha visto un’enorme partecipazione. Onestamente, nel mondo la cultura occidentale è la più tollerante se paragonata con altre
realtà. Per questo motivo, cerchiamo d’intervenire laddove ci siano gravi violazioni. Ad esempio, sosteniamo la resistenza iraniana e le donne afghane, con un programma di accoglienza e di salvataggio.
I regimi contro le minoranze
Le vicende dell’Ucraina e di Gaza ci vedono particolarmente presenti, senza parteggiamenti ideologici ma con un atteggiamento pluralista e ampio, che impedisce sbilanciamenti a favore di una parte o dell’altra. Abbiamo anche un legame molto stretto con le donne del Kurdistan e con la resistenza venezuelana e nicaraguense. In Venezuela e Nicaragua la situazione dei credenti è durissima, ma in realtà lo è per tutti i cittadini, perché abbiamo a che fare con due dittature
castriste. Inoltre ci preoccupa la situazione in Russia, dove realtà assolutamente pacifiche, come i testimoni di Geova, sono perseguitate solo perché fanno del bene e non male a nessuno.
Creiamo alleanze, congressi internazionali, mozioni, movimenti e iniziative. Il Comitato è dotato anche di mezzi, di finanziamenti, di grandi rapporti politici. È per questa ragione che abbiamo voluto che la presidenza del Comitato per i Diritti Umani coincidesse con quella del Presidente del Consiglio Regionale, anche se le consulte regionali possono essere delegate ai vari membri dell’Ufficio di Presidenza. Peraltro, siamo sempre stati fortunati coi presidenti. L’attuale presidente, Davide Nicco, sta dando prova di una grande apertura, un autentico spirito di liberalità, attenzione, fiducia e partecipazione. Questo dimostra che, pur con tutte le sue criticità, anche in politica ci sono delle aree, delle persone che hanno in mente di fare del bene
Lo dico con autoironia, perché è tutta la vita che colleghi e cittadini mi prendono in giro dicendo. “Tu ti occupi dei tibetani, ma quelli non votano, cosa te ne importa di loro! Sei un politico fallito: devi occuparti delle clientele”. In un simile contesto, un politico che scelga di occuparsi di questioni controverse – e che di certo non portano voti – rappresenta già, di per
sé, una piccola forma di testimonianza.

Foto: Agata Orlandi
Ha parlato di minoranze religiose, entriamo in questo campo: che profili offre la mappatura delle minoranze religiose soggette nel mondo a persecuzioni o, quantomeno, a delle restrizioni?
È un argomento enorme, ci vorrebbero tre giorni di convegno. Dovremmo riprendere un’iniziativa di venticinque anni fa, quando per la Giornata Mondiale dei Diritti Umani del 10 dicembre scegliemmo il tema delle resistenze dimenticate, perché la vita di ogni persona è sacra, anche se per i media e per certe aree politiche, sembra che certe vite siano più importanti di altre. Prima lei citava le vicende dell’Eritrea: non importano a nessuno; forse perché lì c’è un governo comunista che non ci riguarda, o non abbiamo interessi a contestarlo. Pensiamo alla Cina, che perseguita 100 milioni di Falun Gong, 100 milioni!
Insomma, di queste resistenze non se ne parla e addirittura a volte – ripeto, a volte – ci sono membri dei movimenti per i diritti umani o del movimento pacifista che non vogliono parlarne, perché temono che ciò li distragga dai loro obiettivi politici. Tuttavia, chi s’impegna in questo campo non deve avere finalità partitiche o ideologiche: l’unico obiettivo deveù essere la difesa dell’umanità.
Un bambino occidentale vale come un bambino di Gaza, sono d’accordissimo, ma anche un bambino sudanese o eritreo deve valere quanto un bambino di Gaza. A volte si creano delle discriminazioni dettate da ragioni ideologiche e questo rompe quella forza globale, quella purezza che è indispensabile per affrontare queste cose con credibilità. Noi riconosciamo a
tutti lo stesso rispetto, la stessa attenzione. Il criterio è combattere l’ingiustizia indipendentemente da quale parte provenga. Siamo a fianco di chi soffre, indipendentemente da come chi soffre la pensi.
Si registrano criticità anche in Europa?
Sì. In Russia e in Bielorussia. Putin, per esempio, vorrebbe trasformare l’Ucraina in un’altra Bielorussia. Il suo obiettivo è di avere di nuovo uno Stato satellite soggiogato, in cui sicuramente le minoranze religiose sarebbero perseguitate. Dopodiché, lo dico per scrupolo, noi dobbiamo fare il possibile anche in Italia, anzi in Occidente.
Ad esempio, alcune norme della legislazione francese – pur essendo la Francia madre di grandi civiltà – non ci convincono molto. Noi siamo sicuramente per la laicità dello Stato, ma il laicismo non è la laicità: è una deriva ideologica. Allo stesso modo siamo contro lo Stato totalitario ateo, che nega le religioni, ma anche contro lo Stato teocratico, come quello iraniano. La civiltà vuol dire che chi ha valori religiosi deve poterli esprimere pienamente, avendo come unico limite non le leggi speciali, ma il codice penale e la Costituzione.
A questo proposito: come valuta l’accusa di estremismo rivolta dal governo russo verso i testimoni di Geova?
Il governo russo sarebbe anche capace di accusare Cappuccetto Rosso di molestare il lupo: è nelle mani di una cerchia talmente totalitaria da non essere assolutamente credibile. Penso che la stessa solidarietà che, negli anni, è stata manifestata nei confronti delle vittime dell’apartheid in Sudafrica, delle dittature fasciste in America Latina, così come in Grecia e in
Spagna, dovrebbe oggi essere estesa a chi subisce persecuzioni in Russia.
Mi dispiace che una significativa parte della politica sia così indulgente verso Putin. In realtà quello che sta facendo la Russia dovrebbe essere sanzionato fortemente; e chi è soggetto a queste persecuzioni, dovrebbe ricevere il massimo della solidarietà, non solo da tutto il mondo religioso ma anche delle istituzioni democratiche.
Perché secondo lei ci si accanisce contro una minoranza religiosa?
Fa parte della storia, purtroppo. A un sistema totalitario – che sia teocratico, assolutista ateo o assolutista fascista – le minoranze hanno sempre dato fastidio. Il sogno di qualsiasi regime non è l’unità del popolo, che si costruisce col bene, col dialogo, col senso comune ma è l’uniformità di pensiero. In Russia hanno spiegato, e molti ci credono, che è l’Ucraina che
ha cercato di invadere la Russia e che la Georgia vuole prendersi la Russia fino alla Siberia. Potrebbero anche dire che il Liechtenstein, col suo “immenso” esercito, vuole occupare tutti gli Urali. La gente ha solo quelle notizie.
Il problema della verità d’informazione è importantissimo: dove c’è la libertà, c’è anche chi può farne un cattivo uso. Da questo punto di vista, abbiamo solo due salvaguardie: l’etica e il pluralismo. Quando mi chiedono: “Ma tu, di quale giornale ti fidi in assoluto?”, io rispondo “In assoluto, di nessuno. La mia garanzia è che ce ne siano dieci o venti diversi”. Uno correggerà l’altro.
Questa è una partita aperta da tempo. Cina e Russia si sono buttate sugli hacker informatici, sull’intervento contro la libertà cognitiva e sul condizionamento delle elezioni in Occidente. E con l’avvento dell’intelligenza artificiale, questi fenomeni peggioreranno sempre di più. Per questa ragione, nonostante tutte le criticità della politica attuale, dovremmo forse
tornare a insegnare valori come il bene comune, la politica come strumento del bene comune, un’informazione seria, l’educazione civica e la capacità di discriminare il vero dal falso.
In questo senso, tutte le agenzie educative – uso un termine sociologico, anche se non proprio corretto – che propongono il bene andrebbero aiutate. Sicuramente le religioni, compresi i Testimoni di Geova, sono agenzie di bene.
Per quanto riguarda le associazioni anti-sette, che ufficialmente sono state create per approfondire, ma che in realtà sembrano essere associazioni che tentano di distruggere le minoranze religiose, lei cosa ne pensa?
Posso dire con franchezza che il Comitato per i Diritti Umani non si è mai rivolto a nessuna di queste associazioni. In un paio di occasioni hanno cercato indirettamente di avvicinarci, facendo appello alla nostra attenzione per la difesa dei diritti civili, ma non abbiamo recepito quelle istanze.
Arriviamo alla nostra nazione. Recentemente un’importante emittente televisiva, attraverso una rubrica d’inchiesta, ha realizzato ben sette puntate che si sono rivelate in realtà contro i Testimoni di Geova, invitando fuoriusciti e personaggi di parte. A suo avviso, qual è la finalità di trasmissioni di questo genere?
Io spero innanzitutto, anche se il mondo sembra andare in un’altra direzione, che i giornalisti siano onesti e agiscano in buona fede. In tal caso, è un prezzo che si deve pagare. Vorrei però far presente – e non voglio cavarmela con una battuta – che se c’è una categoria che davvero è stata infamata nei decenni molto più dei Testimoni di Geova sono i politici.
Le assurdità che hanno scritto! C’è stato un periodo in cui ero costretto a uscire con in tasca lo statino [modulo contenente i dati riguardanti una determinata situazione, ndr] dello stipendio. Quando lo tiravo fuori, dicevano: “Ma questo statino è settimanale, vero? Noi diciamo che vi danno 15 mila euro al mese netti, con tanto di autista”. Io rispondevo: “No, è
giornaliero, e ci danno anche il servizio a domicilio del caviale che arriva dai mari del Nord!”.
Rimborsopoli
Pensate a quante persone sono state rovinate da queste campagne mediatiche: Rimborsopoli ha fatto un morto e ha rovinato molti. I miei colleghi non volevano neanche andare in televisione a raccontare la verità, perché avevano paura di essere sbeffeggiati. Io invece ci sono andato, ma tagliavano le parti in cui mostravo i documenti. Ricordo in particolare una trasmissione in cui esibii lo statino, chiedendo esplicitamente: “Per favore, fate vedere anche questo”. Spiegarono che era settimanale, perché non coincideva con le falsità che scrivevano.
Quando venivano i giornalisti, io davo loro i miei conti correnti e dicevo: “Controllate tutto. Dove è la Rolls Royce? Non c’è anche l’automobile! E la barca? Non c’è neanche un canotto!”. Ho fatto una vita ai massimi livelli, sono stato presidente degli assessori alla cultura di tutta Italia e anche a livello europeo. Ho contribuito alla realizzazione della Venaria Reale, del Museo del Cinema. Per Venaria Reale, la Reggia di Venaria, abbiamo avuto quasi 250 milioni di euro, regalati dall’Europa! E mi chiedevano quanto mi è arrivato di tangente… l’unica cosa che ho ricevuto è stata una stretta di mano del Consiglio europeo.
Io non ho seguito nessuna di queste inchieste sui Testimoni di Geova, perché torno a casa troppo tardi, ma spero soltanto che i giornalisti siano stati onesti e in buona fede. Quando hanno fatto i servizi sulla politica, il 90 per cento aveva solo l’obiettivo di distruggere.
Quindi, se trasferiamo questo dalla politica alla religione, le trasmissioni che fanno un certo tipo di inchieste, definite dalla dottoressa Di Marzio delle soap opera organizzate, che scopo hanno?
Il loro scopo è soprattutto quello di aumentare l’indice di ascolto. È ammissibile criticare una categoria, una persona o una religione in mille modi diversi, ma non utilizzando lo scandalismo.
Un’ultima domanda: nel 1981 la Corte Costituzionale ha abolito il “reato di plagio”, affermando che se fosse reato, lo sarebbero anche il catechismo e l’educazione dei figli. A suo avviso, quale potrebbe essere la ragione della ventilata reintroduzione di tale reato, magari sotto un altro nome, da parte di qualche parlamentare?
Secondo me sarebbe un errore gravissimo. Io ho stima per il 90 per cento dei magistrati, ne ho conosciuti alcuni proprio qui a Torino: persone eccellenti e serissime. Tuttavia una legge poco chiara, equivoca, lascerebbe spazio a interpretazioni pericolose. Obiettivamente, i magistrati in Italia sono il potere più grande che esista, e quindi con una legge del genere
basterebbe un solo magistrato con un pregiudizio ideologico, personale o sentimentale, per fare danni irreparabili. Per evitare il pericolo, lasciamo che rimanga il codice penale così come è scritto e non facciamo altri errori.
Revisione: Stefania lerma
Un ringraziamento per la riuscita dell’intervista a Pierluigi Orlandi e L.B