Nel panorama memorialistico dell’obiezione di coscienza al servizio militare in Italia mancava un libro come quello di
Aldo Ferrero, volto a illustrare la posizione della chiesa Valdese in proposito.
Dove è nata l’obiezione di coscienza?
Mancava in una zona del nostro Paese in cui l’obiezione di coscienza è nata – nelle valli valdesi appunto – con
personaggi quali Alberto Long, Guido Plavan e Remigio Cuminetti, che manifestarono il “nobile rifiuto” durante la Prima
Guerra Mondiale; posizione che fu sostenuta anche durante il ventennio fascista da altre figure delle Valli meno note, tuttavia
presenti.
Nell’Italia repubblicana, notevole fu il contributo offerto dal movimento torinese in difesa dell’obiezione, cui aderirono
figure di spicco della cultura locale: il giornalista e poeta Guido Ceronetti, il filosofo Norberto Bobbio, il pacifista Domenico
Sereno Regis; cui si aggiunse l’avvocato Bruno Segre, difensore di Pietro Pinna nel 1949 e dei testimoni di Geova dal 1956 in poi. Dopo i primi pionieristici inizi, il movimento ebbe momenti di affievolimento.
Il filo conduttore
Vi fu, comunque, sempre un filo conduttore che ne tenne in vita l’operato: la presenza dei testimoni di Geova con
un flusso ininterrotto. Il movimento si riprendeva, con manifestazioni e articoli sul periodico L’Incontro diretto da
Bruno Segre, ogni qualvolta aveva luogo un nuovo processo presso il Tribunale Militare di Torino. Dal secondo dopoguerra
agli inizi degli anni novanta, furono oltre quattrocento i provvedimenti per obiezione riguardante Testimoni, radicati in Torino e provincia. In sostanza: ‘L’obiettore continuava a esistere perché esistevano i testimoni di Geova’ e con esso il movimento a
difesa dell’obiezione’ (1).
Gli anni 60-90
Nel ventennio Settanta e Novanta, oltre quattordicimila testimoni di Geova, il 90 per cento dei giovani obiettori processati e condannati dai tribunali militari, accumularono un totale complessivo di circa diecimila anni di carcere (2).
Ha scritto Sergio Albesano in Storia dell’obiezione di coscienza in Italia: “È praticamente impossibile risalire ai nomi di tutti i Testimoni condannati per obiezione». Nel capitolo a loro dedicato, l’autore ne menziona, a titolo esemplificativo, almeno cinquanta; in buona parte patrocinati dall’avvocato torinese Bruno Segre che ne divenne il difensore storico. Sottolinea
Albesano: «Gli obiettori politici provenivano soprattutto dalle regioni settentrionali ed in particolare dall’asse Perugia-Firenze, mentre i testimoni di Geova erano disseminati sull’intero territorio italiano, dal Piemonte alla Sicilia” (3) .
L’obiezione di coscienza vissuta in ambito cattolico, sia pur tardivamente dopo un’iniziale avversione, vide il primo obiettore solo agli inizi degli anni Sessanta. Risale al 1962 il caso di Giuseppe Gozzini che si richiamava ai principi della “nonviolenza evangelica”, seguito tre anni dopo da Fabrizio Fabbrini. Per contro, l’11 febbraio 1965 i cappellani militari toscani definirono
«vili» gli obiettori di coscienza; accusa alla quale rispose prontamente il sacerdote Lorenzo Milani, con la celebre lettera L’obbedienza non è più una virtù, che gli costò sanzioni religiose e una serie di processi.
Aldo Ferrero: i Valdesi e l’obiezione di coscienza
La chiesa Valdese visse la posizione da assumere nei confronti dell’obiezione di coscienza al servizio militare con sofferenza alimentata da forti dibattiti. Nel 1969 Aldo Ferrero fu il primo valdese a fare obiezione di coscienza per “fedeltà al messaggio evangelico” (4) . Ora il suo memoriale, basato sulle pagine del diario dell’epoca con pensieri alimentati dalla lettura della Bibbia e dalla testimonianza evangelica di Gesù, va a colmare un vuoto che, anche se in misura limitata, ci ricorda la fede dei valdesi e degli anabattisti medievali, molti dei quali furono disposti a pagare con la vita il rifiuto di usare le armi. “Un libro “onesto”… delle scelte fatte in giovane età e pagate di persona in un periodo in cui il servizio militare era obbligatorio, l’obiezione di coscienza non era ammessa, non esisteva il servizio civile e l’obbedienza era ancora una “virtù” (5 ).
1 LABBATE, La lotta per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza a Torino. Relazione al Convegno | Preferirei di
NO. Storia, voci e prospettive dell’obiezione di coscienza al servizio militare tra l’Italia e Torino a cinquant’anni dalla
legge 772. Torino – Centro Studi Sereno Regis, 7 e 8 ottobre 2022.
2 Azione nonviolenta in rete, 29 maggio 2020; Riforma.it, 1 giugno 2020.
3 ALBESANO, 1993, p. 117 e segg.