A dodici anni dal suo ritorno alla guida della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, Alberto Barbera può oggi vantare un risultato che pochi, all’epoca, avrebbero potuto immaginare: aver trasformato Venezia in un laboratorio globale del cinema contemporaneo, capace di coniugare arte, industria e sguardo sul mondo.

Il ritorno a Venezia di Alberto Barbera

Quando nel 2012 la Biennale annunciò il ritorno di Alberto Barbera alla direzione della Mostra del Cinema di Venezia, si respirava un’aria di prudente attesa. Il festival, pur sempre prestigioso, sembrava in affanno, un deficit da colmare, stretto tra la potenza industriale di Cannes, la spinta radicale di Berlino e la crescita inarrestabile di Toronto. C’era bisogno di una visione. Barbera l’ha portata.

Una leadership costruita sull’equilibrio

Già alla direzione del festival dal 1998 al 2001, Barbera era stato allontanato in un cambio di direzione controverso. Il suo ritorno non ha avuto il sapore della rivincita, ma piuttosto quello di un progetto sospeso che finalmente poteva compiersi. E così è stato.

Negli anni successivi, Venezia ha ritrovato un’identità forte e riconoscibile, diventando una vetrina centrale per il cinema d’autore e una piattaforma di lancio per opere capaci di parlare al grande pubblico e alla critica. Il merito? Una direzione artistica che ha saputo leggere i cambiamenti del settore, senza mai rincorrerli.

Dai successi hollywoodiani alla voce dei margini

Sotto la guida di Barbera, il red carpet veneziano ha accolto titoli destinati a segnare la stagione cinematografica globale. La La Land, Joker, Nomadland, Roma, Poor Things sono solo alcuni dei film che, dopo aver vinto a Venezia, hanno proseguito la corsa verso gli Oscar. Ma il festival non si è fermato qui.

Il direttore ha dato spazio anche al cinema emergente, ai nuovi linguaggi, alle registe donne, alle cinematografie spesso trascurate dai grandi circuiti. La Mostra è diventata una mappa mondiale delle narrazioni contemporanee, dove trovano posto tanto le grandi produzioni internazionali quanto i racconti intimi provenienti dall’Africa, dal Medio Oriente, dall’America Latina.

Le sfide vinte: innovazione e crisi

L’intelligenza di Barbera è stata anche quella di affrontare le sfide con lucidità e pragmatismo. La rivoluzione dello streaming, che ha spaventato molti operatori, è stata da lui accolta come una trasformazione da accompagnare, non da ostacolare. Così Netflix, Amazon e Apple sono entrate in concorso senza pregiudizi, contribuendo a ridefinire la Mostra come uno spazio aperto a tutte le forme di produzione.

Durante la pandemia, Venezia è stato il primo grande festival internazionale a tenersi in presenza, nel 2020. Una scommessa vinta, che ha confermato la solidità organizzativa e la determinazione culturale della Biennale. E in parallelo, sotto la sua direzione, sono nate nuove sezioni come Venice Immersive, dedicate alla realtà virtuale e alla narrazione interattiva.

La riconferma e un’eredità che resta

Nel 2024 è arrivata l’ennesima conferma: Barbera sarà alla guida della Mostra fino al 2026. Un incarico che suggella una delle direzioni artistiche più lunghe e influenti della storia del festival. In dodici anni, il pubblico è triplicato, la copertura mediatica è esplosa, e la credibilità internazionale della Mostra è tornata ai livelli più alti.

Sotto il suo sguardo elegante ma deciso, la Mostra del Cinema ha ritrovato quella capacità tutta italiana di mescolare bellezza, pensiero e racconto. Oggi Venezia non è più solo un simbolo del cinema che fu, ma un crocevia del cinema che verrà.

Il futuro? Più giovane, più globale, più digitale

Nel prossimo biennio, Barbera ha già delineato le priorità: sostenere i giovani autori, espandere le sale del Lido, rafforzare il dialogo con le nuove tecnologie e garantire che la Mostra resti uno spazio di confronto libero, internazionale, plurale.

Il successo di Barbera sta anche nella sua invisibilità: non ha mai cercato la ribalta, ma ha lasciato parlare i film. Un curatore, più che un protagonista. Ma oggi, a conti fatti, è chiaro che il protagonista della rinascita veneziana è anche lui.

Un festival rifondato, un direttore riconosciuto

Oggi, parlare della Mostra del Cinema di Venezia senza citare Alberto Barbera sarebbe un esercizio inutile. La sua impronta è ovunque: nei film scelti, nel pubblico tornato a gremire le sale, nella stampa internazionale che guarda a Venezia come a un termometro dell’industria culturale globale.

In un panorama in continuo mutamento, la sua direzione è stata un faro: discreto, ma luminoso. E il suo lascito sarà difficile da eguagliare.

Questo articolo, lo troverete nella versione cartacea che verrà distribuita alla prossima Mostra del Cinema di Venezia.