Sepideh Farsi scuote Venezia 2025: “A Gaza un genocidio in diretta, normalizzato dall’Occidente”
Non è venuta a presentare un film. È venuta per lanciare un grido.
Sepideh Farsi, regista iraniana e voce scomoda del cinema contemporaneo, ha partecipato alla Mostra del Cinema di Venezia 2025 non come semplice ospite, ma come presidente onoraria del Premio Bookciak, Azione!, diretto da Gabriella Gallozzi.
Nel corso di un incontro alle Giornate degli Autori con Giorgio Gosetti e Maria Bonsanti, il suo intervento ha travolto il pubblico. Più che un discorso, un atto politico e umano, rivolto alla tragedia in corso nella Striscia di Gaza.
“Quella di Gaza è una carestia creata dall’uomo. È un genocidio in diretta”
“Una fame decisa da Netanyahu e dalla sua coalizione, attuata meticolosamente dall’esercito israeliano. È un genocidio trasmesso in diretta.”
Queste le parole con cui Farsi ha aperto un discorso crudo e senza mediazioni, definendo la fame a Gaza “una carestia artificiale, usata come arma”. Un’accusa frontale che scuote le coscienze, mentre nel mondo si continua a guardare — e a ignorare.
“Un grido che viene da Gaza, attraversa il Mediterraneo e ci colpisce dritti nel cuore, mentre facciamo finta di non vedere.”
“Il genocidio è diventato spettacolo. E noi, spettatori passivi”
Secondo la regista, la tragedia palestinese è stata trasformata in spettacolo per spettatori anestetizzati, incapaci di reagire:
“Bambini che muoiono di fame, mentre noi continuiamo a mangiare davanti allo schermo. L’abitudine all’orrore è diventata la nuova norma del mondo occidentale.”
“Uno o zero: a Gaza c’è solo lo zero”
Nel passaggio più potente del suo intervento, Farsi ha utilizzato il linguaggio binario per descrivere la brutalità della fame:
“Non ci si può nutrire di niente. È semplice: c’è o non c’è. Uno o zero. E a Gaza, da mesi, c’è solo lo zero.”
Secondo Farsi, il mondo ha superato il punto di non ritorno, diventando complice attraverso l’inerzia e la normalizzazione del massacro.
La domanda che ci inchioda
“Che cosa risponderemo ai bambini palestinesi, e ai nostri figli, quando ci chiederanno: perché non avete fermato il massacro degli innocenti?”
La regista pone una domanda che resta inchiodata nelle orecchie di chi ascolta. Il suo è un atto di resistenza morale, in un contesto — quello dei festival — dove la politica spesso si mimetizza dietro la narrazione.
“Denunciare, resistere, ricordare. Con coraggio. Con dolore. Senza cercare scuse.”
Il film: “Put Your Soul on Your Hand and Walk” racconta la storia di Fatem Hassouna
Farsi non è però arrivata a Venezia a mani vuote. Il suo ultimo documentario, “Put Your Soul on Your Hand and Walk”, presentato al Festival di Cannes, racconta la vicenda di Fatem Hassouna, fotoreporter palestinese uccisa a Gaza lo scorso 15 aprile insieme a sette membri della sua famiglia, a soli 24 anni.
Distribuzione italiana
Il film sarà distribuito in Italia da Wanted Cinema, con data di uscita prevista nei prossimi mesi.
Una voce che non tace
In un festival dove spesso la voce politica si nasconde dietro le metafore, Sepideh Farsi ha scelto di parlare chiaro. Di trasformare la sua presenza in un atto di testimonianza e denuncia.
Un momento che ha segnato profondamente la Mostra del Cinema di Venezia 2025, ricordandoci che il cinema può ancora essere uno strumento per rompere il silenzio.