Il ritorno di Julia Ducournau con “ALPHA”
Dopo aver conquistato la Palma d’Oro a Cannes nel 2021 con Titane, Julia Ducournau torna al cinema con ALPHA, il suo terzo lungometraggio, in uscita nelle sale italiane dal 18 settembre, distribuito da I Wonder Pictures.
Presentato in selezione ufficiale in concorso al Festival di Cannes 2025, il film segna un nuovo capitolo della poetica cruda e corporale della regista, che continua la sua esplorazione del corpo, della carne e del trauma collettivo.
Una storia di crescita, malattia e memoria
Alpha, interpretata dalla giovane Mélissa Boros, è una tredicenne inquieta che vive sola con la madre (Golshifteh Farahani), medico in una clinica specializzata in cure per pazienti terminali. Il loro fragile equilibrio si spezza quando, dopo una festa, la ragazza torna a casa con un tatuaggio inciso sul braccio: una A maiuscola, grezza, misteriosa.
Nel mondo in cui vivono si è diffuso da tempo un virus letale, che ha scatenato paura, isolamento e tensione sociale. La madre teme che quel gesto possa essere il segnale di un contagio.
Un passato che ritorna, un futuro incerto
La situazione precipita con l’arrivo dello zio Amin (uno straordinario Tahar Rahim), fratello della madre e tossicodipendente, che torna a vivere con loro. Il clima domestico si fa teso mentre una tempesta di vento rosso si avvicina, metafora visiva e fisica di un collasso imminente.
Nel cast troviamo anche Emma Mackey, Finnegan Oldfield e Louai El Amrousy.
Tra metafora pandemica e trauma collettivo
Con ALPHA, Julia Ducournau trasforma il corpo in campo di battaglia, veicolo di paura e cambiamento. Il sangue, che nel film è anche vettore del virus, richiama l’incubo reale vissuto negli anni ’80 con l’espansione dell’AIDS e le sue devastanti conseguenze sociali: lo stigma, l’emarginazione, la paura del diverso.
Ma Alpha è anche un racconto di formazione, una riflessione su identità, crescita e accettazione, che mette al centro i legami familiari e la lotta contro il peso del passato.