Guillermo del Toro è molto più di un regista: è un autore totale, un artigiano del meraviglioso che ha saputo dare forma cinematografica alle sue ossessioni infantili. Mostri, insetti, spiriti, divinità dimenticate — tutto trova spazio nei suoi film, sempre sospesi tra favola e orrore. La sua carriera è segnata da una coerenza stilistica rara: del Toro lavora con il cuore e con le mani, costruendo mondi visivi ricchi di simbolismo, in cui la bellezza convive con il macabro e l’umano si riflette nel mostruoso.

Gli inizi e la svolta internazionale

Del Toro nasce a Guadalajara, Messico, nel 1964. Dopo aver esordito con Cronos (1993), una rilettura vampirica densa di significati religiosi, conquista Hollywood con Mimic (1997). Ma è con Il labirinto del fauno (2006) che entra nel mito: un’opera densa, poetica e crudele, che mescola la Guerra Civile spagnola con il linguaggio della fiaba nera. Il film vince tre Oscar e diventa un classico immediato del cinema fantastico.

Il Leone d’Oro e l’amore di Venezia

Nel 2017, Guillermo del Toro viene consacrato dalla Mostra del Cinema di Venezia con La forma dell’acqua. Il film, delicato e visionario, racconta l’amore tra una donna muta e una creatura anfibia prigioniera di un laboratorio militare.
Quell’anno del Toro vince il Leone d’Oro e, pochi mesi dopo, l’Oscar per il miglior film e la miglior regia.

La forma dell’acqua

Nel 2018, torna al Lido non come regista, ma come Presidente della giuria internazionale di Venezia 75, confermando il legame profondo con il festival e il suo riconoscimento come figura centrale del cinema d’autore contemporaneo.

Venezia 82: del Toro torna con “Frankenstein”

Nel 2025, Guillermo del Toro è pronto a tornare a Venezia con una delle sue opere più attese: Frankenstein. Il film, in concorso alla 82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, rappresenta un progetto coltivato per oltre 20 anni.
Nel ruolo di Victor Frankenstein troviamo Oscar Isaac, affiancato da Jacob Elordi nei panni della creatura, e da Mia Goth come Elizabeth.

Frankenstein

Del Toro ha dichiarato più volte che questa versione del mito gotico sarà “profondamente personale”, più vicina alla malinconia che al terrore. Le prime immagini promettono un’estetica gotica potente, fatta di set fisici, luci evocative e atmosfere sospese tra dolore e meraviglia.

frankenstein

Frankenstein

il sognatore che ha dato voce ai mostri

Guillermo del Toro ha trasformato l’horror in poesia visiva. Ogni suo film è un atto d’amore verso gli emarginati, i diversi, i dimenticati. Che si tratti di una fata assetata di sangue o di un dio marino innamorato, i suoi mostri sono specchi deformanti dell’animo umano.

Il suo ritorno a Venezia con Frankenstein non è solo una première attesa, ma l’ennesimo capitolo di un dialogo continuo tra cinema, sogno e realtà. Un appuntamento che, ancora una volta, potrebbe riscrivere le regole del genere fantastico.

L’anteprima mondiale è prevista il 30 agosto 2025 al PalaBiennale. Il film sarà poi distribuito in sala dal 22 ottobre e su Netflix dal 7 novembre.

Pinocchio


Oscar Isaac, tra mito e metamorfosi: il ritorno a Venezia con “Frankenstein”